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Sostenibilità come etica

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Sostenibilità come etica

Come si può comunicare se non si conosce l’elemento in esame? Essere costantemente informato sul mondo del vino la definisco la mia regola Zero!

Quest’anno mi sono accorto come l’argomento sostenibilità sia stato un tema importante per la 52° edizione del Vinitaly, mentre gironzolavo per gli stand mi interrogavo in cosa poteva essere influenzata la qualità di questo pregiato prodotto.

Inizialmente ho pensato: “certamente l’equilibrio aromatico che dipende dalle uve utilizzate per la produzione”, fino ad arrivare alla conclusione che, la vera qualità sia il frutto di un lavoro costante, di scelte ben definite e anche dall’influenza di fattori non controllabili dall’uomo come il clima.

Caldo o umidità eccessivi possono compromettere una raccolta o attribuire al vino note particolari, differenti gradi di maturazione; il produttore può solamente seguire le varie fasi climatiche e scegliere il momento giusto per intervenire sul vigneto.

Ragionandoci bene: “se la vita nasce dalla vita, bisogna partire da un’ottima vitalità del suolo”; un suolo sano può contenere anche più di 1 miliardo di microrganismi attivi per grammo e questo garantisce possibilità di adattamento agli eventi climatici anomali.

La tipicità del vino è legata alla capacità di esprimere le caratteristiche organolettiche nel miglior modo creando un legame col territorio, è per questo importante la sua fertilità biologica che non significa apportare elevate qualità di concimi organici ma attivare un’efficace e ininterrotta attività microbiologica che dia le disponibilità nutrizionali alla vite.

L’agricoltura moderna porta all’impoverimento dei suoli fino alla loro sterilizzazione, la progressiva perdita di vitalità del suolo indebolisce la pianta limitando la capacità di assorbimento, la mancanza microbica è ridotta e la copertura erbacea del suolo è indispensabile per avere un terreno biologicamente ricco e attivo.

Si può quindi dire che la qualità del vino dipenda dal metabolismo della pianta?

Io penso di sì, ad esempio la presenza dell’erba, attiva l’evoluzione del substrato naturale e trasforma le sostanze minerali in molecole organiche, ossia nutrimento per la vite; per alimentare la vite bisogna nutrire la terra mediante una copertura erbacea e non concimata chimicamente, in questo modo le radici della pianta sono più stimolate ad espandersi nel terreno contraendo con esso un maggior contatto fisico fondamentale per massimizzare il legame col terroir.

Per sostenibilità ambientale si intende un’agricoltura rispettosa non solo delle risorse naturali ma anche del lavoratore e produttore; da questa affermazione traggo le conclusioni che, la percezione del valore di un vino sostenibile è alquanto varia nei diversi mercati ma io sono convinto che possa essere un valore aggiunto, produrre in maniera sostenibile è una scelta e il mio compito è valorizzare questa nobile scelta.



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